Greenfield, Adam
Tecnologie radicali
Il progetto della vita quotidiana
Einaudi
680 - Tecnologie digitali e digitalizzazione
Recensione:
Libro importante. E pensare che l'ho acquistato per salvarlo dal macero in quanto scartato da una biblioteca comunale. Libro politico e che afferma soprattutto una cosa: quando parliamo di queste tecnologie radicali, non parliamo solo di tecnologia, ma anche di società e quindi di politica. Gli individui, le organizzazioni e anche gli stati non posso accettarle senza ragionare su queli effetti andranno a produrre, partendo sempre dal presupposto che cedere libertà e potere ad altri è un rischio. L'autore, nelle pagine finali, invoca una disperata resistenza. E' forse qui che, più che altrove, il suo discorso sembra perdere i colpi: l'umanità, e le istituzioni in cui essa è organizzata, hanno tutte le risorse per decidere quali tecnologie adottare e quali sono i limiti che queste devono rispettare. In ultima istanza, almeno nelle democrazie liberali, il popolo ha un arma potente, il voto, con il quale può sempre affermare ciò che vuole e ciò che non vuole.
Citazioni:
Il discorso sull'AR (Augmented Reality, Realtà Aumentata ndr) condivide con altre narrazioni contemporanee sul trans e post-umano un sentimento di frustrazione rispetto ai limiti della carne e un esplicito intento di trascenderli per mezzo delle tecnologie. (p. 82)
Una volta, Philip K. Dick ha definito la realtà come "quella cosa che, anche se smetti di crederci, non svanisce", ed è questa fondamentale caratteristica di accessibilità universale - per chiunque e in qualsiasi momento - che costrituisce la principale virtù della realtà. (p. 85)
La fabbricazione digitale, essenzialmente, non ci offre la capacità di soddisfare un bisogno ma la capacità di farlo da soli, la capacità di individuare un bisogno e trovare una soluzione in maniera locale, sperimentale e iterativa. (p. 114)
Ma se è così difficile procurarsi i Bitcoin e spenderli, se la loro instabilità è tale che non vale la pena di metterli da parte, se il sistema di protezione della privacy è così permeabile e il mining così pericoloso - come abbiamo visto, Bitcoin è tutte queste cose assieme, allora perché siamo ancora qui a parlarne? Perché questo sistema non è finito nel bidone della raccolta differenziata della storia? (p. 145)
Il vero problema è che gli smart contracts così come sono realizzati in un DAO prendono per loro stessa natura delle decisioni nel presente, ma lo fanno seguendo modelli stabiliti in un qualche momento arbitrario del passato. In altre parole, uno smart contract interviene in uno stato di cose che, nel frattempo, potrebbe essersi modificato in modi che le parti non avrebbero mai immaginato nel momento in cui hanno deciso di vincolarsi alle sue condizioni; e lo fa in maniera irreversibile. (p. 177)
E' semplice; in un modno integralmente post-umano, noi - io e voi - non siamo più necessari. Siamo in sovrannumero, siamo in eccedenza rispetto allo stretto necessario. (p. 185)
Siamo ad un punto critico: dato che non c'è attività che in teoria non possa essere intrapresa da un sistema automatizzato, dobbiamo venire a patti con ciò che questo potrebe significare per l'economia, per i modi in cui organizziamo le nostre società e pr la nostra psiche. (p. 189)
Il tacito accordo che ci offre l'automazione prevede che, in cambio di qualche percezione di miglioramento prestazionale, rinunciamo alla discrezionalità e al controllo di una situazione, almeno in parte. [...] Il nostro compito come società, allora, sarà determinare, in questo inviluppo, il punto in cui sta ogni atto di trasferimento proposto. (p. 231)
Non so cosa significhi essere umani nell'era della post-umanità. Penso che nessuno di noi lo sappia. L'avvento di un'intelligenza autonoma più grande della nostra può solo somigliare a una divisione a denominatore zero eseguita su tutti i nostri modi di pensare il mondo, l'introduzione di un fattore infinito in un calcolo che non è in grado di contenerlo. Capisco perfettamente perché chi crede, per quanto incautamente, che da queste circostanze trarrà il massimo beneficio e un potere inattaccabile voglia arrivarci così in fretta. Quello che non capisco è perché lo vogliano anche gli altri. (p. 276)
Nulla costringe un utente a comprare su Amazon, ovviamente, così come nessuno è costretto a creare un profilo su Facebook, a effettuare una ricerca con Google o a usare un computer Apple, e ci sono ancora porzioni del pianeta in cui possono trascorrere settimane senza imbattersi in nessuno dei prodotti o servizi di questi colossi. Inoltre, persino nei loro mercati chiave il predominio delle Stacks è relativamente recente, e non è saggio attribuire a queste imprese una tenacia e una persistenza nel tempo che devono ancora dimostrare. Tuttavia è già difficile, e lo sta diventando ancora di più, per chiunque, equipaggiarsi di tecnologia moderna senza subire l'influsso totalizzante delle Stacks. (p. 288)
E' quello che che intendeva il grande cibernetico inglese Stafford Beer, quando affermò che "lo scopo di un sistema è in ciò che fa". Secondo questa teoria, non ha importanza se una tecnologia, nell'intenzione di chi l'ha progettata, aveva lo scopo di schiavizzare o liberare, preservare o distruggere. Tutto ciò che conta è ciò che essa fa nel momento in cui la osserviamo agire, e noi dovremmo valutarla soltanto in base a questo. (p. 305)
E forze potremmo fare uno sforzo e respingere ancora una volta la retorica della tracendenza che ci viene proposta. Ogni volta che ci viene propinata una qualche aspirazione al post-umano, dobbiamo riconosce gli impulsi prevedibilmente dozzinali e fin troppo umani che vi sono alla base, tra i quali la brama di guadagnare dallo sfruttamento degli altri e la mera volontà di potere e controllo. (p. 317)
Partono da qui:
Rifkin, Jeremy - La società a costo marginale zero: Greenfield è spietatamente critico verso chi propina la tecnologia come la soluzione automatica di tutti i problemi dell'umanità e del mondo. Bersaglio facile è Jeremy Rifkin e il suo La società a costo marginale zero: "Ma sappiamo che Rifkin, nel designare la stampa 3D, l'internet delle cose e il software open source come motori di questa transizione, non ha probabilmente fatto i conti con le contestazioni, le complessità e l'assoluta incapacità di fare presa che affligge ogni singolo termine della sua equazione" (p. 313). Effettivamente anche a me, leggendo La società a costo marginale zero e diversi altri libri di Rifkin, mi è sembrato sempre che le cose fossero trattate verbosamente ma con una leggerezza imprudente. Prova di questo è il fatto che al momento il lavoro non è ancora finito, non abbiamo un economia all'idrogeno, il sogno europeo fa fatica ad affermarsi e, in quanto alla società dell'empatia, lascio a chi mi legge ogni commento.
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Data Acquisizione: 16/05/2022
Anno prima edizione: 2017
Anno stampa: 2017
Pagine: 318
Lingua: ITA
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